Cuneo – Viene presentato al cinema Reposi di Torino domenica 26 novembre alle ore 20,30, con replica lunedì 27 alle 11,15 alla 35ª edizione del Torino Film Festival (TFF) il documentario di Alice Filippi “ ’78 – Vai piano ma vinci”, che porta alla luce e ricostruisce i 76 giorni vissuti dal padre Pier Felice Filippi, 23enne campione di rally, figlio di un industriale torinese, che nel 1978 venne rapito per le mani della ‘ndrangheta suscitando clamore in tutta Italia, per poi risolversi con un inaspettato lieto fine e la fuga del giovane dai rapitori. Il film, prodotto dalla Mowe di Roberta Trovato è stato realizzato con il sostegno di Mibact, Direzione Generale per il Cinema e di Film Commission Torino Piemonte, Piemonte Doc Film Fund, ed è stato girato nell’estate 2016 a Mondovì da Alice Filippi, che oltre ad aver scritto e diretto il film, ne è anche protagonista come attrice recitando nel ruolo della madre. 35 anni di Mondovì, Alice Filippi è diplomata alla New York Film Academy in regia, ha al suo attivo collaborazioni dal 2005 ad oggi con Carlo Verdone ma ha collaborato inoltre con Montaldo, Martone, Veronesi, Marengo, Infascelli, e ha lavorato come aiuto alla regia su “The 15:17 to Paris” regia di Clint Eastwood, “Inferno” regia di Ron Howard, “Spectre” regia di Sam Mendes, “Eat, Pray, Love” regia di Ryan Murphy, e sulla serie tv per Sky “I Borgia “. È autrice e regista degli spot “Fai come me!” sulla sicurezza stradale e regista e autrice dello short film “My Green Fashion Dream".Pier Felice Filippi aveva 23 anni, fu rapito dalla ‘ndrangheta nel 1978. Dopo 76 giorni di prigionia riuscì a liberarsi, a fuggire, e far arrestare i suoi rapitori. Pier Felice sa che sta per affrontare la sfida più importante della sua vita ma è una gara che dovrà correre andando più piano possibile, mantenendo lucidità e freddezza. “Vai piano ma vinci” ripeteva sempre la madre prima di ogni gara, mai come in quei giorni quella raccomandazione gli diede la forza di non arrendersi. Pier Felice era un pilota automobilistico di rally. Appena rapito si finge svenuto, viene caricato nel portabagagli e riesce a mettere a fuoco il percorso dell’auto, capisce di essere vicino Savona e appena ne ha la possibilità cerca di comunicarlo alla famiglia. “I am near sv” sono le prime lettere con cui inizia ogni frase scritta nel biglietto che i rapitori lo costringono a scrivere per convincerli a pagare il riscatto, ma il messaggio criptato in verticale non verrà colto né dalla famiglia né dagli investigatori. Trascorrono i giorni, Pier Felice è guardato a vista, perde la cognizione del tempo e dello spazio ma non la lucidità per incastrare uno ad uno i pezzi del puzzle che lo condurranno verso la libertà. Questa, è la storia della sua fuga.