Per molti Maurizio Cattelan è solo l’artista de “La nona ora”, la discussa statua di Giovanni Paolo II abbattuto da un metorite. Per altri quello di “L.O.V.E.”, il monumentale dito medio alzato posto di fronte alla Borsa di Milano. O di “Him”, una statua di un ragazzino in preghiera dal volto di Hitler, venduto da Christie’s nel 2016 per 17.189.000 dollari. Prova per alcuni dello sbandamento che starebbe vivendo l’arte contemporanea o genio assoluto che ha riportato l’arte italiana in primo piano, il 56enne padovano ha avuto l’onore (a cavallo tra il 2011 e il 2012) di una personale al Guggenheim di New York, dove – celebrato come “poeta tragico dei nostri tempi” e creatore di “alcune delle più indimenticabili immagini dell’arte contemporanea più recente” – ha letteralmente appeso dal soffitto del celebre museo tutte le sue opere, con un effetto a dir poco sorprendente. Tra l’altro, il Guggenheim dal settembre scorso vede uno dei propri bagni ospitare l’ultima opera dell’artista: “America”, un WC perfettamente funzionante ma in oro a 18 carati. Era Cattelan il protagonista di “Be Right Back”, l’intelligentissimo documentario di Maura Axelrod che la Nexo Digital ha presentato il 30 e il 31 maggio anche ai Portici di Fossano, al Cinema Impero di Bra e a Cinelandia di Borgo e Cuneo. Una sorta di biografia punteggiata dagli snodi della sua eccentrica carriera e da interviste ad amici, galleristi e addetti ai lavori ma anche a Massimiliano Gioni, colui cioè che lo sostituisce in conferenze stampa e presentazioni. Il risultato: una stimolante riflessione sul significato dell’arte nell’era del trionfo delle immagini e la conferma definitiva che Cattelan è molto più che un semplice escogitatore di trovate fortunate, ma un interprete del dolore che pervade la nostra modernità.Ultimo appuntamento della stagione con “La Grande Arte al Cinema”: il docu-film di David Bickerstaff “Michelangelo. Amore e morte” (19, 20 e 21 giugno).