Non ci pensiamo mai: quando nasce un bambino nascono anche una mamma e un papà. Diventare madre è un cammino che dura mesi, se non anni. Nel testo Dove comincia l’amore, gli autori, esperti di maternità, sottolineano come ogni donna abbia tempi diversi per far maturare in sé l’amore materno: per alcune inizia nel momento stesso in cui hanno conferma del concepimento, per altre è un cammino più lento ed accidentato. La gravidanza e il parto sono momenti trasformativi per l’identità femminile. Nessun cambiamento di ruolo, e diventare genitori è uno dei più significativi, è immediato e indolore. Le emozioni che si intrecciano sono tante e di varie coloriture. Accanto alla gioia e allo stupore per la nuova vita, spesso tanto desiderata ma anche temuta, ci sono le preoccupazioni per il bebè, il timore di essere inadeguate, ma anche emozioni difficili da accettare, come la tristezza e il senso di perdita, la rabbia per gli spazi di autonomia che si restringono o i sensi di colpa per qualcosa di sbagliato che si crede di aver fatto. La maggior parte delle donne si trova in una condizione di instabilità emotiva: sbalzi di umore, pianto facile e senso di inadeguatezza; è la malinconia della neo mamma, definita come mothernal blues, che colpisce l’80% delle puerpere. È una reazione fisiologica causata dagli sbalzi di ormoni e dalla fatica di adattarsi al nuovo compito. Comprendere i comportamenti del neonato e sintonizzarsi sui suoi bisogni a volte fa sentire impotenti e scoraggia. In più vi è da rielaborare l’esperienza del parto, che porta con sé un confronto potente con la forza della vita e con la parte istintiva di sé. Dopo non si è più quella di prima. E non sempre è facile farlo capire a chi ci vive accanto. L’esperienza della maternità è un momento prezioso e fragile perché segnato da grande permeabilità alle sollecitazioni dell’ambiente esterno e del mondo interno. Il periodo perinatale è un vivaio di cambiamenti del panorama interiore: ci sono donne che, grazie alla gestazione e al parto, sono riuscite ad accogliere parti di sé prima negate e ad ammorbidire meccanismi difensivi vecchi e limitanti. Poco tempo fa una giovane mamma, che ho accompagnato in gravidanza, mi diceva, tra lacrime di gioia, come le sue ossessioni sul cibo fossero crollate inseguito alla maturazione interiore avvenuta dopo il parto. “Ma la permeabilità ha un controcanto: come ogni cambiamento amplifica l’intensità emotiva. E le emozioni – come sottolinea Eugenio Borgna nel testo La fragilità che è in noi – sono nella donna più facilmente straziate da contesti ambientali freddi e indifferenti, che destano dolorose risonanze interiori e lasciano cicatrici talora insanabili”. Sono quindi essenziali familiari che abbiano “occhi per vedere” e braccia per accogliere le fragilità della neomamma. La presenza di un ambiente supportivo e di spazi di confronto con altre donne può aiutare a comprendere quel che sta succedendo senza eccessivi allarmismi, ma anche senza sottovalutare la delicatezza del momento. La solitudine è una pessima consigliera: porta ad ingigantire i timori, a confermare il proprio supposto senso di inadeguatezza e a vedere il bambino con una lente distorta. I primi mesi di vita del neonato sono cruciali per l’instaurarsi del legame di attaccamento: per il neonato si giocano aspetti determinanti che avranno un impatto importante sulla sua salute mentale e sul benessere futuro. Investire sulla neomamma è un investimento sul futuro. Un ruolo determinante lo gioca anche la consapevolezza della donna, che permette di riflettere sulle aspettative personali e familiari circa la maternità e di accettare il fatto che l’attesa di un figlio e la sua crescita sono esperienze uniche ed emozionanti, ma non per questo esenti da conflitti interni. Riabilitare i dubbi e la zona d’ombra che ogni maternità porta con sé facilita l’assunzione del ruolo materno, comprendendone sfaccettature e complessità. Le emozioni riconosciute, le fragilità accolte – ricorda Borgna- pesano infinitamente meno che non quelle ignorate, o rifiutate, che si trasformano in pietre dalle quali non sempre è possibile liberarsi.Nell’inserto "Zero20" su La Guida di giovedì 12 maggio, alcune pagine dedicate al tema.
