Per timore di essere scoperti, alla frontiera erano scesi dall’auto che li stava portando in Francia e si sono dati alla fuga; uno di loro, egiziano irregolare in Italia, venne però preso a Vinadio e dichiarò di aver pagato 150 euro per quel passaggio in Francia.
Con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è stato così rinviato a giudizio J.M., cittadino originario del Marocco che era alla guida dell’auto su cui viaggiavo i due uomini.
Alla giudice l’uomo disse di non aver preso soldi dai due passeggeri, ma di aver solo fatto un favore perchè i due si ricongiungessero alle famiglie in Francia in occasione della Ramadan.
Anche il pubblico ministero ha riconosciuto che non ci fosse prova che l‘imputato avesse personalmente ricevuto denaro per quel trasporto, soldi che dalla ricostruzione dei fatti sembra fossero stati pagati ad un ignoto organizzatore del viaggio incontrato a Torino, “ma la norma parla di favoreggiamento anche in maniera indiretta – aveva precisato il dott. Attilio Offman -; l’imputato ha dichiarato di non sapere che fossero clandestini ma avrebbe dovuto chiedere; uno dei due infatti era già stato segnalato per immigrazione clandestina nel 2016”.
A fornire un indizio incriminante sull’attività dell’imputato anche il fatto che dall’analisi del suo cellulare risultava un altro viaggio in Francia nei giorni precedenti, “non era quindi un’attività estemporanea” ha concluso il pubblico ministero chiedendo la condanna ad 1 anno di reclusione e al pagamento di 33mila euro di multa.
Per la difesa invece quello era stato davvero un episodio singolo fatto per aiutare due persone che volevano ricongiungersi alle famiglie per la festività religiosa.
Anche il messaggio della telefonia francese trovato sul cellulare dell’imputato in questo senso non sarebbe stata una prova dirimente poiché, secondo il legale, può capitare anche quando ci si trova a Ventimiglia.
Una ricostruzione che però non ha convinto la giudice che ha accolto la richiesta dell’accusa condannando l’uomo ad 1 anno e 30mila euro di multa, disponendo anche la confisca e la vendita dell’auto sequestrata.





