Il comparto della nocciola in provincia di Cuneo chiude una campagna fortemente disomogenea, segnata da contrasti climatici e territoriali.
“È un bilancio a luci e ombre, le rese e la qualità della nocciola 2025 cambiano radicalmente da zona a zona, come mai si era visto negli ultimi cinquant’anni”, commenta Lorenzo Traversa, corilicoltore, già presidente del Consorzio Nocciola Piemonte Igp, dimessosi lo scorso aprile per motivi di salute.
Forti le differenze tra zona a zona. L’Alta Langa, dove storicamente c’è sempre stato il nocciolo, è andata bene, le rese sono buone e la qualità è elevata. Al contrario, nella zona di Asti, Alessandria, Roero e Bassa Langa la produzione è stata più scarsa. Una differenza che, secondo gli esperti del settore, è da imputare non solo dal clima, ma anche dalla gestione agronomica: “Chi ha seguito con cura il noccioleto, in ogni caso ha ottenuto risultati migliori. È una coltivazione che richiede costanza e competenza, il mercato è esigente e chiede qualità. Le nocciole Piemonte Igp si confermano molto ricercate: hanno spuntato circa 40 euro al quintale in più rispetto alle altre. Diverso il discorso per il biologico, che non è ancora valorizzato in modo adeguato rispetto all’impegno richiesto”.
“Le produzioni più scarse si registrano nell’Alessandrino e nell’Astigiano, ma anche in alcune aree del Cuneese – dice Maurizio Ribotta, responsabile del settore tecnico di Cia Agricoltori -. Il nocciolo, avendo radici superficiali, è poco resiliente ai colpi di calore estivi e soffre la mancanza di freddo invernale. Dove ci sono irrigazione e clima più fresco, i risultati sono migliori. Gli impianti seguiti con attenzione, dalla potatura alla gestione del suolo, hanno garantito rese e qualità superiori. È però necessario intervenire sul rinnovo dei noccioleti: molti impianti sono vecchi e servirebbero misure di sostegno pubblico per favorire i reimpianti”.
Un segnale positivo arriva dal Saluzzese, che si conferma area in forte crescita, con produzioni buone e prezzi remunerativi.
Permane infine la preoccupazione per la cimice asiatica, che nel 2025 ha mostrato una recrudescenza nonostante le tecniche di biocontrollo, come l’immissione dell’insetto antagonista, stiano dando risultati incoraggianti.





