Nel pomeriggio di oggi (venerdì 10 ottobre) al presidio Cuneo per Gaza in Piazza Europa intervento di Abderrahmane Amajou, braidese, attivista e presidente nazionale di ActionAid Italia, da poco rientrato in Italia dopo il viaggio con la Global Sumud Flotilla e successiva la detenzione in Israele.
“Amajou – spiegano dal presidio cuneese, che ha ribattezzato piazza Europa in piazza Palestina – era a bordo della Global Sumud Flotilla, missione civile internazionale partita per rompere l’assedio imposto a Gaza e portare aiuti umanitari e solidarietà attiva alla popolazione palestinese. Per questo gesto di pace e disobbedienza civile è stato arrestato insieme a decine di attivisti e attiviste provenienti da diversi paesi, trattenuti per giorni in violazione del diritto internazionale. Durante la detenzione, lui, le sue compagne e i suoi compagni hanno subito pressioni, intimidazioni e violenze fisiche e psicologiche, nel tentativo di costringerli a firmare il rimpatrio ‘volontario’ e a rinunciare alla propria testimonianza politica. Mentre Amajou è tornato, altre persone della Flottilla restano ancora detenute o sottoposte a interrogatori e minacce, colpevoli soltanto di aver scelto la solidarietà invece dell’indifferenza. Chiediamo la fine immediata dell’assedio e dell’occupazione di Gaza, e la liberazione di tutte le persone della Global Sumud Flotilla ancora detenute”.
Amajou ha raccontato la sua detenzione (“In prigione siamo stati minacciati più volte con i cani”) e ha commentato anche gli ultimi sviluppo con l’accordo di pace: “Oggi ho visto i palestinesi essere felici per questo accordo, sono molto felice anch’io. Ma vederli felici è contagioso e oggi bisogna vedere quanto durerà questa felicità. Se oggi siamo arrivati a questo accordo non è grazie a Trump, ma grazie alle piazze, grazie ai cittadini che hanno spinto. Anche da Cuneo la risposta è stata grandiosa. Bisogna capire se questo accordo verrà rispettato, ma a quanto pare sono già iniziati gli infrangimenti. Bisogna mantenere il focus acceso sulla Palestina, perché molto spesso, appena vediamo che non ci sono più bombe, si pensa che sia arrivato un livello di giustizia tale da garantire una vita normale ai palestinesi. Questo non è mai avvenuto dal 1948”.







