Per quanto riguarda gli impatti ambientali non ci sono molti dati sulla produzione di materiale cellulare.
La confusione ha giovato alla narrativa messa in campo dai promotori dei cibi da laboratorio: no emissioni, no consumo di acqua, no antibiotici, no consumo di terra. Ma non è affatto così.
I bioreattori sono macchine energivore che consumano molto ed emettono anidride carbonica che resta in atmosfera per circa 1.000 anni, mentre gli animali producono per lo più metano che permane per circa 10 anni, circa 100 volte meno.
Se si comparano le emissioni del cibo artificiale con quelle di un allevamento sostenibile, sia esso estensivo e semi-intensivo, i risultati secondo molti studiosi sarebbero con ogni probabilità favorevoli per gli allevamenti.
È quello che succederebbe se la comparazione avvenisse con un allevamento piemontese, tra i più virtuosi al mondo.
Ignorare che l’agricoltura e l’allevamento danno servizi fondamentali alla gestione sostenibile dei territori e alla loro fertilità, distorce la realtà e fa sembrare la fabbrica più sostenibile della campagna.
In più, mentre negli allevamenti l’acqua utilizzata per gli animali rientra nel circolo naturale, quella utilizzata per i cibi artificiali diventa un rifiuto ospedaliero poiché è usata per lavare i tessuti cellulari e rimuovere i residui del terreno di coltura dalla matrice extra-cellulare.
A comprovare queste argomentazioni sono arrivati a maggio 2023 i risultati di una ricerca dell’Università della California (dottor Derrick Risner) secondo cui il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.
Lo studio consiste in una valutazione del ciclo produttivo della carne sintetica stimando l’energia utilizzata in ogni fase con gli attuali metodi di produzione, un parametro che è grosso modo indipendente dal tipo di carne prodotta.
I ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sulle sostanze nelle quali vengono fatte crescere in laboratorio le cellule staminali che sembrerebbero avere un forte impatto sull’ambiente.
Il risultato è che la produzione della carne in laboratorio è più impattante dal punto di vista ambientale della zootecnia tradizionale.