Cuneo – Questa sera, venerdì 29 settembre alle 21, nel salone della parrocchia di San Paolo, in via Fenoglio 47 o, secondo appuntamento del percorso di analisi e testimonianza dal titolo: “Una terra abitabile”, organizzato e coordinato da don Gianni Falco, in collaborazione con il Settore cultura della Diocesi di Cuneo-Fossano.
Tema: “Dall’agro-chimica all’agro-ecologia” con l’intervento di Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa di Forlì. “La relazione si propone di mettere in luce le ricadute sulla salute umana di attività fondamentali per la vita ed in particolare il fallimento del modello agricolo industriale, nonché di riflettere su alcune delle soluzioni attualmente prospettate (digitalizzazione, utilizzo di editing genomico, utilizzo di insetti come alimento etc) molto discutibili circa la loro reale efficacia”. Con la “rivoluzione verde” del secolo scorso, l’agricoltura si è trasformata in una attività industriale: l’intero settore agricolo è passato sotto il controllo di un ristretto numero di multinazionali, al punto che, in sostanza, solo tre gruppi controllano il 60 per cento del mercato mondiale dei semi e il 70 per cento di quello delle sostanze chimiche e dei pesticidi.
“Queste multinazionali – prosegue il testo di presentazione – concentrate nei paesi più ricchi e industrializzati, dettano legge, stabilendo cosa e come deve essere coltivato, e non solo detengono brevetti di sementi, fertilizzanti e prodotti chimici, ma anche di farmaci e possono – di fatto – disporre del destino dell’intera popolazione del pianeta. Il prezzo del prodotto agricolo finale, delegato ad un mercato controllato dai grandi gruppi finanziari, è sottratto a qualsiasi controllo del produttore; chi lavora è spesso oggetto del più bieco sfruttamento e gli agricoltori si sono trasformati in meri esecutori, perdendo tutto il secolare bagaglio di conoscenza e cultura che li legava alla Terra”.
Si parlerà di come l’attuale modello agricolo abbia pesanti impatti sia sull’ambiente che sulla salute, poiché si basa sull’uso massiccio della chimica, attraverso fertilizzanti e pesticidi che alterano gli ecosistemi e comportano perdita di biodiversità e fertilità dei suoli, scomparsa degli impollinatori, progressivo inquinamento delle falde acquifere. “Purtroppo questa riduzione senza precedenti della biodiversità alimentare comporta non solo una sempre maggiore uniformità del cibo che arriva sulle nostre tavole, ma anche la perdita del suo valore nutrizionale, nonché la presenza in esso di contaminanti chimici e pesticidi che, anche se “nei limiti di legge”, comportano gravi rischi per la salute. In particolare i pesticidi sono molecole pensate per alterare, danneggiare, distruggere altre forme di vita ritenute dannose per le colture o gli animali e che – anche a dosi estremamente basse e ritenute non tossiche – possono essere invece estremamente pericolose per tutti i viventi, specie per gli organismi in accrescimento, uomo compreso”.
Le possibilità di far sì che agricoltura, alimentazione e salute siano realizzate ci sono, adottando le pratiche dell’Agroecologia, in grado di coniugare biodiversità e salubrità degli ecosistemi con la qualità del cibo e con la salute umana.