Torino – Settantanove anni fa vicino alla Stazione di Porta Susa a Torino, nell’angolo che taglia corso Vinzaglio con via Cernaia il tenente Ignazio Vian con altri compagni di prigionia veniva impiccato dai nazisti. Era il 22 settembre del 1944. Ora in quel punto spicca un cippo che lega come un filo rosso il capoluogo torinese con il cuneese, ancor più con Boves. Il piccolo memoriale è composto da una stele rocciosa ricavata dalle cave delle montagne del Cuneese su cui poggia una lapide (omaggio del Comune di Boves) realizzata dai giovani ospiti del carcere minorile di Cuneo che hanno preso spunto dal ritratto del comandante Vian realizzato dalla pittrice partigiana Adriana Filippi. Un bel mosaico con sfondo azzurro carico su cui spicca il volto del giovane Tenente.
L’idea di offrire un luogo della memoria per Ignazio Vian medaglia d’oro al valor militare alla memoria è nata all’Associazione ‘Nessun uomo è un’isola’ con la sezione torinese dell’Anpc (Associazione nazionale partigiani cristiani), nel luogo in cui fu ucciso c’era già una piccola lapide ma sommersa da ciuffi di erba incolta e quasi a ridosso del semaforo. Con la collaborazione del Comune di Torino è stata realizzata una piccola area ben delimitata sui cui spicca la nuova lapide inaugurata mercoledì mattina a Torino con una cerimonia ufficiale a Palazzo Pralormo.
Il ricordo di Ignazio Vian è stato offerto dal nipote che, dopo aver espresso la gratitudine a nome di tutta la famiglia, ha ripreso le parole scritte su Avvenire nel 1994 dallo storico Vittorio Emanuele Giuntella amico fraterno del comandante partigiano. Dalla lettura del testo è emerso come Vian andò alla morte con grande coraggio, con una profonda forza nonostante fosse stremato dalle torture e che offrì cristianamente la sua vita. Quando la situazione lasciava presagire l’avvio del conflitto mondiale aveva confidato all’amico: se la guerra scoppierà sarà per i cristiani l’occasione di dare testimonianza. Dal ricordo di chi l’aveva conosciuto e apprezzato emerge come ‘un uomo che emanava luce’, una persona nata per indicare la via. Un partigiano che scrisse con il proprio sangue sui muri della cella: meglio morire che tradire.
Lo storia di questo protagonista della resistenza italiana a partire dall’8 settembre del 1943 può essere letta attraversa un Qr Code posto sullo stelo della lapide, omaggio dell’Anpi torinese, con testi e audio che sono riprodotti anche nel sito del Museo del carcere Le Nuove (Torino).
Alla cerimonia ha partecipato una delegazione di bovesani tra cui il sindaco Maurizio Paoletti, la coordinatrice della scuola di Pace, Alessandra Liberio, Enrica Giordano (Anpi provinciale) Luigi Pellegrino dell’Associazione don Bernardi e don Giuseppe.
La cerimonia si è conclusa con la benedizione da parte del Vescovo ausiliare di Torino, Alessandro Giraudo, con parole per costruire la pace: <Signore tu vuoi che gli uomini del nostro tempo mettano al centro della vita il comandamento dell’amore e doni loro il tuo spirito perché liberi da ogni forma di oppressione costruiscano per le generazioni presenti e future un modello nuovo, giusto e fraterno di abitare la terra>. Ignazio Vian, come i martiri di Boves don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo con Antonio Vassallo sono testimoni da non dimenticare.