Cuneo – Aveva provato disagio durante quella visita medica di luglio del 2020 quando il suo medico invece di concentrarsi sui dolori addominali che lei segnalava, le aveva sollevato la biancheria palpandola nelle parti intime, un disagio che aveva manifestato con una delle segretarie dello studio e che divenne ancora più profondo in occasione di una seconda visita avvenuta circa un mese dopo a causa di alcuni lividi che le erano comparsi sulle gambe. In quell’occasione i palpeggiamenti sarebbero stati ancora più insistiti tanto da indurre la donna a sottolineare che non aveva dolori in quelle zone intime, sollecitando il medico a smetterla di toccarla in quelle zone, “aveva un modo ‘non medico’ di toccare e di guardare, avvicinandosi molto al mio corpo”.
Dopo alcune settimane la donna decise di denunciare il fatto e la Squadra Mobile di Cuneo avviò le indagini andando a cercare pazienti che negli ultimi tre anni avevano chiesto di cambiare quel medico e ne sentirono quindici in tutto. Alcune di queste, ascoltate in aula, hanno confermato quella stessa sensazione di disagio raccontata dalla parte offesa. Donne che si erano rivolte al medico per un dolore all’orecchio, un’infezione alle vie urinarie, un fenomeno allergico, un giramento di testa, dolori addominali: tutte hanno riferito di aver provato disagio quando senza preavviso il medico le avrebbe palpeggiate sul petto. Ascoltato in aula prima della conclusione dell’istruttoria, il medico ha riferito di ricordare la visita di luglio quando la denunciate lamentava dolori addominali, “notai una cicatrice sul basso ventre e la paziente disse che era stata operata per una peritonite, se c’è stato un tocco nelle parti intime è stato inavvertito, ma non ricordo che la signora mi abbia detto di smetterla”.
Il medico non ricordava invece la seconda visita, quella in cui dai lividi alle gambe si sarebbe passati ai palpeggiamenti nelle parti intime così come non ricordava gli altri episodi riferiti in aula dalle altre testimoni dell’accusa, “a volte mi dicono che hanno mal d’orecchio e poi però non vedo nulla quindi provo ad auscultare perché magari c’è un po’ di febbre. Io ho fatto il mio dovere, questa cosa delle donne mi sembra esagerata, anche a livello di opinione pubblica”.
Nelle sue conclusioni il pubblico ministero Francesco Lucadello ha evidenziato la credibilità della parte offesa, non mossa da alcun pregiudizio e precisa nel suo racconto, che era peraltro stato confermato da altre testimoni le quali, senza conoscersi tra loro, avevano tutte deciso di cambiare medico in seguito a delle visite che le avevano imbarazzate. La contestazione della violenza sessuale era motivata dalla mancanza di consenso cui il medico è sempre tenuto nei confronti del paziente e dall’aver abusato della propria autorità e per questo, considerate le attenuanti, il risarcimento nei confronti della parte offesa e il comportamento processuale, è stata chiesta la condanna a 2 anni di reclusione con sospensione dall’esercizio della professione. Secondo l’avvocato Flavio Manavella, difensore dell’imputato, il reato contestato non era affatto stato provato, a partire dalla inattendibilità della denunciate che più volte avrebbe modificato la propria versione dei fatti e che probabilmente aveva avuto una percezione particolare di una situazione in realtà normale, e dalle altre testimoni che non hanno riferito sui fatti oggetto del processo ma su loro esperienze personali, quasi dovessero certificare la capacità delinquenziale del medico imputato. Per questo motivo il legale ha chiesto l’assoluzione con la formula ritenuta più opportuna dal collegio giudicante che ha rinviato l’udienza al 12 giugno per le repliche e per la sentenza.
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