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Giovedì 25 aprile 2024

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Gli operatori del 112 di Saluzzo, non dipendenti pubblici ma di Amos

Il sindacato Filcams-Cgil di Cuneo: "Lavorano più ore settimanali, sono pagati meno e con meno tutele e diritti"

La Guida - Gli operatori del 112 di Saluzzo, non dipendenti pubblici ma di Amos

Saluzzo – Gli operatori del 112 della Centrale di Saluzzo non sono dipendenti pubblici ma dipendenti di Amos, a cui l’Asl Cn1 da anni affida la gestione di un servizio fondamentale come quello del Numero Unico dell’Emergenza. A sollevare la questione è il sindacato Filcams-Cgil di Cuneo: “Si tratta di dipendenti privati a cui viene applicato il contratto multiservizi e non il contratto sanità privata, maggiormente presente in Amos – dice il segretario generale Edmondo Arcuri -. In parole povere gli operatori del Nue di Saluzzo lavorano più ore settimanali, sono pagati meno e con meno tutele e diritti”.
Nelle scorse settimana dalla Regione Piemonte era arrivato l’annuncio della creazione di un  servizio di attivazione emergenza in aree non coperte da segnale cellulare, una buona notizia che però, secondo il sindacato, non va di pari passo con la valorizzazione dei lavoratori. “Possiamo ben capire la soddisfazione dell’assessore regionale alla Sanità Icardi per l’affidamento all’Asl Zero di tale servizio, ma dobbiamo sottolineare che il riconoscimento delle competenze degli operatori del 112 avviene tramite l’applicazione di contratti nazionali che parimenti valorizzano professionalmente ed economicamente questi lavoratori” sottolinea Arcuri. E continua: “Abbiamo partecipato convintamente all’iniziativa del 20 aprile scorso, a sostegno della sanità pubblica, eravamo presenti in piazza Europa anche in rappresentanza dei dipendenti Amos, il cui operato è, da oltre 15 anni, fondamentale per l’erogazione del servizio pubblico. Riteniamo che le rivendicazioni di questi lavoratori siano parte integrante della più ampia mobilitazione regionale sulla sanità. La Regione deve dare risposte positive a queste istanze invece di autocelebrarsi e ‘fare le nozze con i fichi secchi’ a fronte di una situazione sanitaria regionale da codice rosso”.

 

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