Nella vita di Eugenio pesa la sua condizione di trovatello affidato alle cure della famiglia Giordana. La casa lo accoglie, ma non si respira dolcezza. A inizio Novecento la vita sui monti di Roccavione è dura. Bisogna lavorare sodo. La tentazione è scegliere la ferma militare, ma la guerra imminente e l’età dei genitori adottivi convincono Eugenio a tornare a casa dove lo aspetta il ricordo di un amore troncato su pressione della madre. Il soggetto del romanzo viene dalla reale vita di Eugenio Frassinello. Laddove non interviene l’invenzione narrativa, c’è ampio spazio per le lettere che il giovane riceve dall’amata Angela.
Nei percorsi pedemontani del cuneese è frequente l’incontro con una cascina disabitata, dove la porta socchiusa su di una stanza racconta vite passate, forse una fuga repentina o un abbandono doloroso. Stimolato da questa sensazione di vuoto e di assenza ho voluto documentare la storia di Eugenio Frassinello di cui ho trovato i reperti della sua infanzia e adolescenza varcando quella porta. Gli eventi storici costituiscono la cornice di questo romanzo. Grazie a una ricerca che riguarda la sua identità di trovatello affidato presso la famiglia Giordana di Roccavione, nonché ai documenti personali ben conservati, in particolare le lettere di un’ amica del periodo del servizio militare, la vita di Eugenio (coincidenza vuole che porti il mio stesso nome) diventa quasi l’emblema del passaggio di un’epoca. La scrittura della misteriosa amica irrompe in questo storia di “fatti” narrativi con il suo linguaggio parlato e offre dei momenti di immediatezza veramente rari e straordinari. La scelta del titolo del romanzo. “D’eredità”, in questo contesto, si può interpretare su due piani simmetrici: se da un lato ci racconta il difficile percorso dei figli illegittimi non riconosciuti, privati del diritto ereditario, da un altro lato la biografia di Eugenio Frassinello, attraverso il ritrovamento degli effetti personali, costituisce l’autentica eredità storica. Infine è doveroso aggiungere che Mario Giordana, pronipote di Battista Giordana, si occupò di Eugenio Frassinello fino alla data della sua morte.
L’eredità
di Eugenio Fici
Primalpe
13 euro