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Giovedì 28 marzo 2024

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Dal Castelmagno all’aglio: se la merce è anche cultura

“Saperi e sapori in valle Grana”: i prodotti tipici figli di un territorio e di una storia umana e naturale

La Guida - Dal Castelmagno all’aglio: se la merce è anche cultura

Raccontare i prodotti locali non è solo promozione. Ne sono convinti i curatori di questa pubblicazione che non nasconde tra i suoi obiettivi la presentazione di quattro coltivazioni tipiche della Valle Grana, ma anche pone al centro la sottolineatura della relazione con l’ambiente umano e naturale, “l’antica sinergia tra spazio ecologico e presenza antropica, tra prodotti della cultura alimentare e della natura locale”.
Per questo si affida a interviste a produttori affiancate a rapidi sollecitazioni antropologiche e storiche con l’unica pretesa di sottolineare la ricchezza culturale connessa ai prodotti. Ne offre perciò un volto più ricco di quello riferito al solo aspetto merceologico.
La ricerca spazia su tutto il territorio dall’alta alla bassa valle, offrendo il quadro unitario di un’area che da sempre si caratterizza dal punto di vista biologico come riserva di biodiversità e dal punto di vista umano come valle “in movimento”.
Inizialmente si presenta segnata da una direzione verso il monte, verso gli sconfinamenti per lavoro o commercio in Francia o nelle valli adiacenti.
Poi è la volta di un’inversione verso la pianura con lo spopolamento di intere borgate, fenomeno che oggi sembra nuovamente aver assunto un orientamento contrario contiguo anche alla ripresa di coltivazioni antiche.
È così che i quattro prodotti tipici vengono presentati in stretta relazione con l’ambiente umano e sociale. Posto d’onore è riservato ovviamente al Castelmagno, formaggio di cui si sottolinea le origini, specchio di un’economia povera la cui regola principale era non sprecare.
Solo dopo si avvia a diventare il “re dei formaggi”. Non importa però impegnarsi a dar credito all’una o all’altra versione della storia del Castelmagno.
Ciò che conta è la “costruzione socialmente condivisa di una genealogia del prodotto”, cioè la forza culturale di una merce al di là della sua portata economica.
Non dissimile la vicenda dell’aglio la cui riscoperta è piuttosto recente, ma si esprime in suggestioni di cultura popolare ben più vecchie che addirittura potrebbero giustificare il nome stesso di Caraglio. E poi la patata piatlina o la ciarda e, ancora, il tartufo nero, che dialoga strettamente con la presenza umana, o lo zafferano attraverso cui un produttore entra in sintonia con il passato della spogliatura del granoturco.

 

Saperi e sapori in valle Grana
di Andrea Fantino, Gaia Cottino

La Cevitou
15 euro

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