Mondovì – Tra i vari motivi di astio che c’erano tra le due famiglie vicine di casa a Mondovì in via delle Ripe e che furono all’origine delle violenta lite che si verificò l’11 giugno 2019 nel cortile davanti al garage, c’era anche un episodio risalente a due anni prima, alla festa del primo compleanno di uno dei bambini delle due famiglie. “Mentre eravamo in casa a festeggiare – ha raccontato in aula la moglie di uno degli imputati – mi voltai e vidi il volto di mio figlio tutto sporco di torta; era stata la vicina di casa a mettergli la faccia nel dolce, lei diceva come buon augurio, ma noi ci rimanemmo molto male e da quel giorno io mi sono allontanata da loro”. Quel giorno A. S., accusato di lesioni e minacce insieme a L. A., A. A. e T. G., era rientrato a casa dopo aver fatto la spesa e la moglie gli aveva detto che non era riuscita a far dormire i bambini perché i figli dei vicini facevano rumore giocando a calcio. “Quando uscii per mettere l’auto in garage dissi ai ragazzi se potevano fare meno rumore – ha raccontato A. S. al giudice -, ma mentre ero in auto per entrare in garage, il figlio grande dei vicini e sua madre mi aggredirono obbligandomi a scendere dall’auto e mi presero a calci e pugni”. Nel frattempo era scesa anche la moglie di A. S. con i figli e anche lei venne presa a botte dalla vicina di casa che le distrusse il cellulare con il quale la donna stava cercando di registrare la scena. Dei tre bambini della coppia, spaventati e piangenti si occupò invece un altro vicino di casa che sentendo le urla scese in strada e portò via i piccoli spaventati. Il testimone ha riferito di aver visto quattro persone che si picchiavano, A. S. con il volto coperto di sangue, e sentì minacce e insulti tra i quattro litiganti. Nel frattempo arrivarono i Carabinieri e dopo poco anche il quinto imputato del processo, T. G., marito di L. A., che si diresse subito verso A. S. e gli disse che gli avrebbe spaccato il naso come lui aveva fatto con la moglie. Tutti i litiganti in effetti ricorsero alle cure del pronto soccorso; A. S., in particolare, con lesioni al naso, alla bocca e al braccio, mentre L. A. riportò una prognosi di 30 giorni per un pugno al volto. Anche la moglie di A. S. prese un pugno in volto e riportò delle contusioni al viso. Tutti gli imputati al processo si erano denunciati reciprocamente e al processo si sono presentati nella doppia veste di imputati e parti offese, una situazione particolare che tutte le parti hanno dimostrato di voler risolvere con una remissione di querela; diversa invece la posizione di A. A. che in quel periodo era agli arresti domiciliari per altro reato e che quindi deve anche rispondere dell’accusa di evasione.