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Giovedì 28 marzo 2024

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Visto con voi: i Peeping Tom a Moncalieri

Invitata da “TorinoDanza”, la celebrata (e premiatissima) compagnia belga di teatro-danza ha presentato interamente la straordinaria “Trilogia della famiglia”

La Guida - Visto con voi: i Peeping Tom a Moncalieri

Peeping Tom - Kind

Per capire quanto i Peeping Tom siano importanti e riconosciuti all’interno del mondo della danza contemporanea (o – meglio – del teatro-danza ormai definitivamente orfano di Pina Bausch), basta un particolare: quando l’anno scorso hanno reso pubblica la loro ricerca per 8 ballerini, le candidature arrivate sono state ben 2600, provenienti da tutto il mondo.
Vincitore di innumerevoli premi (tra cui il prestigiosissimo Laurence Olivier Award nel 2015), il gruppo di Bruxelles venne fondato nel 2000 dall’argentina Gabriela Carrizo e dal francese Franck Chartier, due danzatori incontratisi in uno spettacolo di un’altra star della coreografia contemporanea, Alain Platel.
Il nome scelto per la loro formazione non è certo casuale: “Peeping Tom” (nello slang inglese significa “voyeur”) è anche un film del 1960 diretto da Michael Powell, una pellicola di ispirazione hitchcockiana dove l’assassino uccide donne di cui vuole perversamente fotografare l’ultimo sguardo di terrore. Un thriller psicologico e allo stesso tempo meta-cinematografico (in italiano: “L’occhio che uccide”) che allora creò scandalo, venne stroncato dalla critica ed evitato dal pubblico, per essere riscoperto (e celebrato) solo molti anni dopo, anche grazie ad un suo scatenato ammiratore, Martin Scorsese.
Un riferimento non casuale se si considera la poetica di una formazione che unisce un’attenzione maniacale a particolari e ambienti realistici e – allo stesso tempo – all’irruzione in scena di elementi surreali legati all’inconscio o all’irrazionale, a volte inquietanti, altre volte invece assurdamente comici. Negli spettacoli di Carrizo e Chartier, infatti, è come se il quotidiano subisse improvvise distorsioni e la logica deragliasse dai suoi canali consueti e rassicuranti per seguire percorsi onirici e deliranti o per indagare i lati oscuri del reale.
Si capisce, quindi, l’entusiasmo con cui è stata accolta dagli appassionati di danza e teatro la notizia che l’edizione 2019 del festival “TorinoDanza” (diretto da Anna Cremonini) avrebbe ospitato l’intera acclamatissima “Trilogia della Famiglia” dei Peeping Tom, presentata alle Limone Fonderie di Moncalieri partendo il 1° ottobre dalla terza puntata, “Kind” (“Bambino” in fiammingo, 2019), passando il 3 alla seconda, “Moeder” (“Madre”, 2016) e terminando il 5 con il celeberrimo inizio, “Vader” (“Padre”, 2014).
Chi ha voluto e potuto assistere a tutti e tre i spettacoli ha potuto fare un’esperienza davvero straordinaria, assistendo ad una forma di teatro tanto estrema ed inquietante, quanto potente e significativa.

 

Peeping Tom - Vader

Diretto da Franck Chartier,“Vader” è ambientato nel salone di una residenza per anziani, che può diventare refettorio, pista da ballo (con palcoscenico per una band che finge di suonare) ma allo stesso tempo sembrare una prigione dalle altissime mura, le quali necessitano per la pulizia – ovviamente – di una lunghissima scopa, che quindi farà ad un certo punto la sua apparizione.
Oltre agli ospiti (le bravissime comparse torinesi, scelte e addestrate dai Peeping Tom nei giorni precedenti), ci sono improbabili attendenti che possono cantare (“Aguas de Março”, “What A Difference A Day Makes”), strisciare per terra come gatti, fare affermazioni paradossali o incomprensibili (in fiammingo o cinese), sbucare da un pentolone di minestra, trasformarsi in spietati inquisitori in caso di un furto (di chiavi) o sottoporre il proprio corpo a quegli incredibili contorcimenti che sono uno dei marchi di fabbrica della compagnia belga. Protagonista, però, è il Padre (Leo De Beul) il quale, ricoverato in sedia rotelle dall’indaffaratissimo figlio (Simon Versnel), diventa presto un imprevedibile “tombeur de femmes”, nonché – tra l’altro – interprete della celebre canzone “Feelings” di Morris Albert (che finge di accompagnare al piano).

Peeping Tom - Vader

Così come una giovane donna (la brasiliana Maria Carolina Vieira) si può trasformare a vista in una vecchia con gobba, anche il figlio, in questo strano universo dove i ruoli si confondono e alterano e l’assurdo irrompe ex abrupto, muta progressivamente nel suo stesso padre bisognoso di cure (cambio del pannolone incluso).
Comico e angosciante, paradossale e inquietante, “Vader” mescola senza soluzione di continuità memorie e allucinazioni, presente e passato, come capita forse nella mente di quelle persone anziane che perdono consapevolezza e lucidità, trovandosi catapultate in un mondo che sembra loro in procinto di essere travolto dalla catastrofe.

 

Peeping Tom - Moeder

 “Moeder”, invece, è diretto da Gabriela Carrizo, che si è ispirata direttamente all’esperienza della malattia e della morte di sua madre. «Quando mi prendevo cura di lei», ha detto la coreografa/regista in un’intervista, «sentivo il tempo che mi passava attraverso. Nel giro di pochi secondi, diventi infermiere e badante. I tuoi genitori sono come bambini e improvvisamente tu assumi l’altro ruolo».
Dedicato – come è intuibile – all’intreccio ineludibile tra nascita e morte e alle diverse incarnazioni che può prendere l’idea di maternità, lo spettacolo è ambientato in uno strano museo familiare, dove le statue prendono vita dopo la chiusura, i quadri (che vengono continuamente cambiati) possono iniziare a sanguinare o letteralmente cercare di inghiottire i visitatori (anche qui comparse torinesi), la “Madonna” in esposizione abbandona il suo posto a orari precisi per mettersi a suonare l’organo e una parete nasconde una cella frigorifera da obitorio. In fondo c’è una cabina di registrazione, che diventa però anche camera mortuaria o sala di ospedale.
A muoversi in questo luogo reale e surreale ci sono tanti personaggi. Una donna anziana che muore all’inizio dello spettacolo. Un’altra, giovane, che poco dopo partorisce una bambina che vivrà per sempre in un’incubatrice, anche se diventata nel frattempo adulta. Un’altra ancora che si innamora perdutamente di un distributore del caffè, mandandolo in tilt e quindi “uccidendolo”, tanto che sarà organizzato un apposito corteo funebre in suo onore. Il marito della donna anziana che, rimasto vedovo, parla della propria condizione. Un’addetta alle pulizie che rischia di affogare in una stanza che suoni acquatici amplificati fanno sembrare completamente allagata. Un’infermiera incinta che si muove in modo inquietante con lunghissime braccia con guanti da sala parto insanguinati. Etc. etc.

Peeping Tom - Moeder

Un lavoro tanto divertente quanto lancinante, sempre in bilico tra conscio e inconscio, di cui rimane particolarmente impressa la performance dei ballerini che sembrano letteralmente disossati, tale è la distorsione che subiscono i loro corpi. In un’atmosfera che ricorda a momenti il cinema di David Lynch e Roy Andersson, ha però un ruolo importantissimo anche la colonna sonora, particolarmente interessante, che mescola rumori inquietanti e disturbanti, Schubert, il Bach della “Passione secondo Matteo”, senza dimenticare una sorprendente cover dal vivo di Janis Joplin.

 

Peeping Tom - Kind

Infine, l’ultimo arrivato: “Kind”. In realtà, come si è detto prima, il primo ad andare in scena a Moncalieri. Diretto da entrambi i fondatori della compagnia, nasce dalla volontà di mettere in scena lo sguardo dei bambini sul mondo, il loro modo di pensare mescolando realtà, gioco e fantasia di fronte al comportamento degli adulti e ai loro divieti, alla volontà di soddisfare comunque i propri desideri e alla difficoltà di gestire situazioni più o meno problematiche. Un universo mentale in fieri, pieno di contraddizioni e mutazioni, perfetto per la poetica dei Peeping Tom, che hanno studiato le sfaccettature del mondo infantile lavorando in scuole e centri d’accoglienza.
Lo spettacolo ci porta nel mezzo di una foresta di abeti, a fianco del lato roccioso di una montagna. Al centro di tutto una sorta di Cappuccetto Rosso sovrappeso, ingenua e crudele, che entra in scena su una mini-bicicletta (la straordinaria Eurudike De Beul, mezzosoprano 55enne presente anche in “Moeder”, figlia – nella vita reale – del Padre di “Vader”). Attorno a lei, che urla, strepita ma canta anche magnificamente un’aria dal “Tristano e Isotta” di Wagner, si susseguono personaggi e situazioni, in un ritmatissimo crescendo di paradossalità, humour nero e immagini raccapriccianti. C’è un padre guardiacaccia che non esita ad uccidere dei campeggiatori, lasciando orfana la loro spaurita bambina. Un capriolo con gambe e piedi umani che indossano scarpe col tacco a spillo, successivamente ucciso da una cowgirl cantante e dotata di lazo. Un verme gigante che sembra azionato con fili e invece è mosso dall’interno dall’eccezionale ballerina-contorsionista Yi-Chun Liu (presente in tutti e tre i lavori). Un gruppo di scienziati con tute bianche protettive che spostano massi bianchi, che precipiteranno successivamente al centro della scena. Una donna che, dopo esser emersa dalle rocce, allatta un piccolo alberello vivo, una sorta di inquietante Pinocchio preso poi a spaventosi colpi d’ascia dalla nostra spietata (e gelosa) Eurudike. Una palla bianca che vibra velocemente e poi esplode, scoprendo all’interno un uomo dalla doppia faccia. Un’inquietante apparizione di tennisti con la maschera da vecchi dall’aria laida e viscida e la loro finale trasformazione in spaventosi granchi. E così via.

Peeping Tom - Kind

Tra repentini cambi di scena, rallentamenti e accelerazioni perfettamente calibrati, quello che emerge è un universo disturbato e disturbante, dove i traumi (reali o immaginari) finiscono per lasciare tracce irremovibili. Una fiaba crudele che, come tutte le fiabe, pone il bambino di fronte alle sue tante inquietudini: dal timore di essere abbandonato o comunque di non essere amato o al centro dell’attenzione alla paura della morte. Uno spettacolo che sarebbe piaciuto a Angela Carter. La puntata più bella di tutta la trilogia.

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