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Giovedì 18 aprile 2024

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Un chilo di pesche pagato meno di un sms

La Guida - Un chilo di pesche pagato meno di un sms

"Ai produttori della Granda un chilo di pesche viene pagato meno che un sms, per poi aumentare dal campo alla tavola di nove/dieci volte"! La dura denuncia arriva dalla Coldiretti Cuneo, che intende segnalare questa grave situazione ai consumatori e ai componenti della filiera. La raccolta delle pesche in provincia di Cuneo ha avuto inizio ormai da alcune settimane, ma mai come quest’anno, nonostante l’ottimo raccolto in termini qualitativi e il caldo che dovrebbe favorire il consumo di frutta estiva, la remunerazione del prodotto al frutticoltore ha raggiunto livelli a dir poco offensivi: 15/20 centesimi al kg rappresentano infatti il 50% del costo di produzione, una situazione insostenibile per i migliaia di frutticoltori della Granda, territorio da sempre dedito alla coltivazione della pesca con una produzione annua di oltre 3 milioni di quintali tra pesche e nettarine. Coldiretti Cuneo denuncia con forza le distorsioni all’interno di una filiera troppo lunga, che vede “magazzini” e grande distribuzione scaricare il peso sui produttori insieme a tutti i rischi di impresa, con pratiche commerciali spesso sleali e pagando prezzi inqualificabili."Di questo passo – denuncia Coldiretti Cuneo – la Granda rischia di veder scomparire una delle colture che più hanno caratterizzato il territorio. Da Coldiretti parte un appello ai cittadini che hanno sempre dimostrato attenzione verso gli agricoltori: consumate frutta di stagione proveniente direttamente dai nostri territori e se potete rifornitevi direttamente dai produttori e ai mercati agricoli di Campagna Amica. Tutta la filiera deve riflettere profondamente sulla necessaria ristrutturazione di tutto il sistema che deve avere regole più trasparenti e soprattutto una distribuzione più equa del valore del prodotto". "Occorre inoltre – continua la Coldiretti – estendere al più presto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall’estero, ed aumentare i controlli sull’ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta per nazionale. Serve un impegno di filiera per salvare il pescheto cuneese che – si è ridotto negli ultimi anni di oltre il 30%". 

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