Quei 60 miliardi di euro che si mangia in Italia la corruzione sono già un dato di alcuni anni fa, denunciato dalla Corte dei Conti italiana. Purtroppo però sono fresche – anzi freschissime, visti i soldi nascosti nel freezer – le notizie arrivate dalla “sanità malata” della Regione Lombardia, con il suo lungo corteo di arresti e indagati. Tutto questo mentre si sperava che il fenomeno della corruzione arretrasse, grazie anche alla creazione dell’Autorità nazionale anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone. E qualche flebile speranza la autorizza una delle ultime classifiche mondiali, rese pubbliche a gennaio da “Transparency International”: l’Italia occupa il 61° posto nella scala dei più “puliti”, con un miglioramento di 8 posizioni rispetto al 2014. Resta quindi un ampio margine di miglioramento per risalire quei 60 gradini in punta ai quali stanno i Paesi scandinavi. In un’Europa dove un europeo su quattro pensa che sia accettabile lo scambio di favori tra privati e pubblica amministrazione e un europeo su sei (16%) si dichiara favorevole a un pagamento sottobanco di natura monetaria. Opinioni non proprio incoraggianti.