Sono ormai anni che il Mediterraneo è diventato uno degli spazi dove ha fatto irruzione un fenomeno massiccio e drammatico di flussi migratori originati da guerre, disuguaglianze e povertà.Un fenomeno di proporzioni inedite che ha prima provato ad affrontare l’Italia, poi la Grecia, infine la Germania con i Paesi confrontati alla nuova rotta balcanica e, poco e tardi, l’Unione Europea in quanto tale, mentre si annunciano nuovi massicci flussi di profughi in provenienza dalla Siria, oggi sotto i bombardamenti russi.Adesso, a tentare di arginare queste nuove ondate di migranti ci prova la Nato con alcune unità navali, al comando della Germania, con l’obiettivo non del tutto chiaro di presidiare le coste della Turchia e della Grecia.La decisione di coinvolgere forze militari in questo delicato esercizio di controllo, al limite del rispetto delle sovranità nazionali, è tutt’altro che banale. Da una parte dà ulteriore risalto all’impotenza dell’UE, che pure ha in cantiere da mesi la proposta di un contingente europeo di guardiacoste, e dall’altra mette in moto presenze militari nel Mediterraneo, pronte eventualmente ad altri interventi nella regione, come ad esempio in Libia.C’è da sperare che si tratti solo di una misura di emergenza, nell’attesa che diplomazia e UE riprendano il controllo della situazione e i militari rientrino al più presto nelle caserme.